BATMAN FOREVER – Raccontiamo il terzo episodio del cavaliere oscuro

BATMAN FOREVER – Raccontiamo il terzo episodio del cavaliere oscuro

[Recensione presa su http://www.i400calci.com/2019/12/batman-forever-1995-recensione/]

RECENSIONI | di Quantum Tarantino

Dunque, dove eravamo rimasti?
Il Batman di Tim Burton è uno dei più grandi successi commerciali del decennio, di supereroi e non, ma il suo sequel è troppo kinky per venderlo ai bambini (o meglio: i bambini se lo sarebbero comprato il doppio e uno spinoff su Michelle Pfeiffer che fa cose a caso tipo la spesa o la coda in posta ma vestita da Catwoman sarebbe stata praticamente una licenza per stampare soldi; il problema è che la gente non ha il senso dell’umorismo su cose come far vedere i porno ai bambini). Incassa la metà del capitolo precedente e alla Warner iniziano a cacarsi sotto, Dio solo sa cosa potrebbe combinare Tim Burton se continuano a lasciargli carta bianca: un film in bianco e nero? Un cartone in stop motion? Un musical? Con Johnny Depp? Un rischio che non ha il minimo senso correre: Batman va riportato entro i binari della normalità eteronormativa non violenta, non sessuale e non problematica e l’uomo giusto per questo lavoro è per qualche motivo il regista di:
– Ragazzi perduti
– Flatliners
– Un giorno di ordinaria follia.
Oooooooookay.

Fa comodo, ai fan dei primi due film, pensare all’artista incompreso che viene cacciato per far posto al venditore di aspirapolveri. È un’immagine efficace, ma inaccurata: Tim Burton non viene licenziato, si fa da parte di sua volontà, dà la sua benedizione a Joel Schumacher e accetta il ruolo di produttore, che gli permetterà di continuare a prendere soldi grazie a Batman senza fare assolutamente niente. La distribuzione delle colpe è ulteriormente complicata dal fatto che è molto difficile capire cosa sia farina del sacco di Schumacher e cosa sia imposto da uno Studio il cui obiettivo dichiarato è quello di portare il franchise su toni più leggeri e vendere quanti più giocattoli possibile. A differenza di Burton, Schumacher si è sempre dichiarato un fan di Batman (fosse per lui, lo dice chiaramente,  porterebbe sullo schermo Il ritorno del Cavaliere Oscuro o Anno Uno, entrambi di Frank Miller), d’altra parte ha fatto 8mm – Delitto a luci rosse e Il fantasma dell’opera, che non lo qualificano proprio come il più sofisticato degli autori.

Bat-capezzoli: 100% idea di Schumacher

All’epoca non si parla di “reboot”, ma non è nemmeno un sequel in senso stretto. Batman Forever è semplicemente “il nuovo film di Batman”, senza alcun riferimento ai film di Batman precedenti.
È un’occasione per fare piazza pulita non solo dei pochi elementi di continuity accennati nelle pellicole precedenti, ma soprattutto del canone estetico precedentemente stabilito da Burton, in favore delle nuove parole d’ordine che sono “hip”, “cool”, “rock’n’roll” e “generazione MTV”. Gotham City non è più la New York degli anni 40 piena gangster col fedora e tombini fumanti, ma la Tokyo dei 90 tutta neon, grattacieli e bande di teppisti stile Akira. La fotografia ha un ruolo importantissimo, accantonando giochi d’ombra e chiaroscuri per esplodere in un delirio kitsch di luci stroboscopiche e coloratissime nel momento in cui il direttore Stephen Goldblatt mette le mani su un impianto usato per illuminare gli stadi durante i concerti. Cambia, nel rammarico generale, anche la Batmobile: scartato un progetto di Giger (!!!), una specie di porno tentacolare scappato dall’astronave madre degli Xenomorfi, bellissima ma francamente poco “da Batman”, si opta per un dildo tutto led, pinne e alettoni che sembra la maschera di Shredder delle Tartarughe Ninja, ma con le ruote. E ovviamente cambia il costume, più aerodinamico, più sexy, praticamente una statua greca coperta di latex, con molti più muscoli e capezzoli di quanto un occhio etero sia in grado di sopportare (non è un caso che sia ancora oggi il particolare che il pubblico ama ricordare con più sdegno).

Il progetto scartato di H. R. Giger per la Batmobile

Contemporaneamente, uno script già infantile di suo subisce una serie di tagli e riscritture fino a diventare platealmente idiota. È a quel punto che Michael Keaton “perde interesse” e abbandona il progetto, dando a Schumacher l’occasione di scritturare — sulla base di una folgorazione avvenuta assolutamente a caso durante la visione di Tombstone — Val Kilmer, che detiene il bizzarro primato di “Batman con le più belle labbra di sempre”. Se Keaton lascia il franchise perché in disaccordo con la nuova direzione, Kilmer, un genio, accetta la parte senza aver letto lo script e senza sapere chi è il regista. È un disastro: Kilmer si rivela un rompipalle olimpionico, lui e Schumacher litigano di continuo, si tengono il muso, giurano di non lavorare mai più insieme, non si rivolgono la parola per due settimane. L’unico motivo per cui non se ne parla granché è che sul set è in corso uno screzio molto più famoso, quello tra Tommy Lee Jones e Jim Carrey, rispettivamente Due Facce e l’Enigmista.

Il personaggio dell’Enigmista, tanto per cominciare, era stato scritto per Robin Williams, che però rifiuta la parte a causa di vecchie ruggini con la Warner, legate proprio a Batman: quando Jack Nicholson era ancora in trattativa per il ruolo del Joker, la produzione cercò di mettergli fretta col vecchio trucco del “se non lo vuoi tu lo diamo a Robin Williams”; Robin Williams, però, prese la proposta molto sul serio e quando scoprì di essere stato usato solo per far ingelosire Nicholson giurò di non lavorare mai più con la Warner, figuriamoci in un altro Batman! Per cui, Jim Carrey, nel momento di massima popolarità e all’apice della sua carriera come mattatore comico (solo l’anno prima erano usciti Ace VenturaThe Mask e Scemo & più scemo), arriva come seconda scelta a interpretare un ruolo secondario pensato per qualcun altro. E nonostante questo, tutti lo ricordano come un paradigma di educazione e professionalità.

Ssssssssfumeggiante

Tommy Lee Jones è un altro discorso.
Anche qui si tratta di un recasting, ma questa volta calato dall’alto. Harvey Dent era già comparso nel primo film di Burton, interpretato da Billy Dee Williams, con tanto di contratto che garantiva la sua partecipazione a un eventuale seguito in cui fosse comparso Due Facce. Ma nel momento in cui subentra alla direzione del film, Schumacher vuole a tutti i costi Tommy Lee Jones, perché avevano lavorato insieme in Il cliente e boh, era tipo convinto fossero migliori amici o qualcosa del genere. La Warner paga quindi la penale a Williams, assume Tommy Lee Jones e, a sorpresa proprio, è un disastro.
Come tutti i grandi attori che accettano un ruolo umiliante in un film per bambini, Tommy dirà che l’ha fatto per fare contento suo figlio, ma si pente abbastanza in fretta. Di avere un figlio, credo. Il livello è veramente troppo basso e lui, il più anziano sul set, l’unico ad avere un Oscar, una reputazione da difendere e delle velleità artistiche da coltivare, è un pesce drammaticamente fuor d’acqua. Il suo ruolo si rivela piuttosto marginale, dovendo dividere quasi sempre la scena con Jim Carrey che, molto più a suo agio in una produzione del genere, la divora ogni volta che è nell’inquadratura. In più, la sessione di make-up per trasformarlo in Due Facce è lunghissima ed estenuante. Quando la gente arriva sul set la mattina, lui è lì da quattro ore ed è già incazzato nero: è così intrattabile da far sembrare un professionista Val Kilmer, è sgarbato con i colleghi, con la crew e soprattutto con Jim Carrey, che bullizza, maltratta e — STORIA VERA! — finge di abbracciare per sussurrargli all’orecchio “ti odio, non mi sei mai piaciuto, non posso tollerare la tua buffoneria”.

SCAPPA JIM!!!

A chiudere il cerchio di un cast all’insegna delLO SBAGLIO, c’è il futuro premio Oscar Nicole Kidman nella parte più umiliante della sua vita, contando anche la moglie di copertura di Tom Cruise: la psichiatra in calore, innamorata sia di Batman che di Bruce Wayne, “Chase Meridian” (perché rincorre ciò che sta nel mezzo, capito?? è un gioco di parole!). Un personaggio inventato appositamente per il film che è una specie di ibrido tra un’attrice porno e come un uomo gay immagina che recitino le attrici porno.
E soprattutto, il 27enne Chris O’Donnell nel ruolo dell’adolescente Dick Grayson, che incarna meglio di chiunque altro lo spirito del film: un focus group di cinquantenni intenti a cercare di capire cosa è “fico” secondo i ragazzi d’oggi. Robin è il cane Poochie dei Simpson: ha l’orecchino, la motocicletta, la giacca di pelle, gli occhiali da sole e stende il bucato con delle mosse di karate! Karate laundry, so cool!!!!

Le parole non possono esprimere quanto vorrei avere assistito al momento in cui questa scena è stata scritta.

Il risultato, ma cosa ve lo dico a fare, è peggio che brutto. È imbarazzante per chi l’ha fatto, imbarazzante per chi lo vede e imbarazzante pure per chi ne scrive, perché insomma, se un osservatore casuale mi dicesse c’hai trent’anni cosa parli ancora di Batman Forever non so se sarei in grado di ribattere.
Volendo fare uno sforzo, gli si può riconoscere un lavoro decente in area stunt ed effetti speciali, perché è innegabile che esploda qualcosa almeno ogni 15 minuti. Il resto è insalvabile. I dialoghi sono asinini, il trattamento dei personaggi tragico e la storia, quando non è demenziale, è incomprensibile. Con quasi quaranta minuti di scene eliminate, spesso mancano del tutto i nessi di causa-effetto tra una sequenza e l’altra, e nonostante questo il film riesce comunque a durare due interminabili ore.
L’elaborazione del lutto di Dick Grayson è inesistente, passa da adolescente arrabbiato perché Due Facce gli ha ucciso la famiglia a pirla che cerca di fare colpo su delle prostitute (?) a bordo della Batmobile nell’arco di una scena. La backstory di Due Facce è esaurita in 30 secondi netti senza spiegare perché sia ossessionato da Batman e voglia ucciderlo a tutti i costi, in compenso viene descritto in continuazione come uno schizofrenico con due personalità opposte nonostante ne mostri sempre una soltanto: quella di Jack Nicholson. C’è un’intera sottotrama su Bruce Wayne alle prese con un trauma represso che viene introdotta all’inizio ma  mai portata a termine, inoltre verso metà film decide di non essere più Batman senza un motivo particolare se non quello di indispettire Robin… E potrei andare avanti, ma rischierei di ricordarmi altre cose del film e a quel punto sarei io quello coi traumi repressi col problema che Nicole Kidman ora è un’attrice troppo seria per farmi da porno-psichiatra.

Nicole Kidman, psichiatra

Nella foga di fare un film per tutti, viene fuori un film per nessuno, ma l’America del 1995 non è della stessa opinione: Batman Forever è il film più visto di quell’anno, incassa quasi 200 milioni di dollari al box office — cosa che innesca immediatamente la produzione di un sequel, l’ipertrofico Batman & Robin — e ottiene non una, non due, ma tre nomination agli Oscar. Certo, fotografia, sonoro e montaggio sonoro sono categorie minori e certo, l’Academy è una barzelletta. Ma tre nomination agli Oscar. A Batman Forever. E nessuna di queste è per Kiss from a Rose di Seal!

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